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Progetto King Rock: in parete per dominare fatica ed emozioni

Progetto King Rock: in parete per dominare fatica ed emozioni

 

I ragazzi del CAF di Santa Giuliana alla palestra di arrampicata scoprono consapevolezza, autocontrollo ed equilibrio per farne “uso” nella quotidianità.

Il progetto studiato dall'Università di Verona e sostenuto dal Consorzio Zai Quadrante Europa

 

L'arrampicata sportiva per imparare a essere padroni delle proprie emozioni e del proprio corpo. È l'esperienza che stanno vivendo, grazie al Progetto King Rock, sette ragazzi minorenni in condizione di fragilità psicologica seguiti dal Centro per l'Adolescenza e la Famiglia, il servizio di prevenzione secondaria dell'Ospedale Santa Giuliana che lavora in autonomia rispetto alla struttura ospedaliera, in una vicina palazzina immersa nel verde delle Torricelle.

Il Caf si occupa, infatti, di adolescenti che hanno necessità psicologica, emotiva e relazionale, ma non di essere inseriti in un programma specialistico sanitario, o di ragazzi che faticano ad accedere ai servizi per la salute mentale.

 

Nella primavera scorsa un piccolo gruppo di quattro ragazzi ha iniziato a frequentare un corso sperimentale di arrampicata sportiva alla palestraKing Rock di San Giovanni Lupatoto, con un operatore di Santa Giuliana e la guida di un istruttore della palestra.

L’esperienza ha avuto successo e si è strutturata in un percorso stabile a cadenza settimanale: ogni lunedì pomeriggio il gruppo si reca alla King Rock per praticare con istruttore e in sicurezza questa straordinaria disciplina sportiva.

Tra l'ottobre 2024 e il febbraio 2025 il gruppo si è allargato a sette ragazzi ed è stato seguito da Jenny De Luca, studentessa del corso di laurea magistrale in Psicologia per la Formazione dell'Università di Verona, per il suo lavoro di tesi sotto la supervisione del professore Carlo Matteo Callegaro, pedagogista clinico, docente a contratto del Dipartimento di Scienze umane dell'Università di Verona. Lo studio, basato su 15 incontri, si è concentrato sullo sviluppo della competenza nella gestione dello stress attraverso l’arrampicata sportiva, mettendo in luce come questa esperienza favorisca consapevolezza emotiva e strategie efficaci.

Il progetto è sostenuto dall'Interporto Quadrante Europa Consorzio Zai.

 

«Fare un'esperienza fisica impegnativa in parete consente di acquisire sicurezza per trasferire serenità e capacità di autocontrollo anche in altre esperienze quotidiane che i ragazzi fanno, a scuola come nella vita sociale – spiega lo psicologo e psicoterapeuta Amedeo Bezzetto, responsabile del Caf –. L'apprendimento esperienziale in palestra si trasferisce quindi nella vita quotidiana. Con gli adolescenti più fragili è essenziale lavorare di più con il corpo perché si possono concentrare nella abilità e nello sforzo fisico, non solo per prestazione e agonismo, ma per fare conoscenza del loro corpo e soprattutto esperienza di maggiore consapevolezza. Con l'arrampicata sportiva si maturano equilibrio corporeo e gestione della fatica riconoscendo i significati emotivi e psicologici dell'esperienza di stress di cui i ragazzi sapranno trarne beneficio da riconoscere nelle esperienze quotidiane di ogni giorno».

 

«Il progetto di ricerca, avviato da Jenny De Luca, ha come scopo quello di indagare quanto un modello di formazione outdoor possa sviluppare competenze di vita in giovani con disagio psichico – aggiunge il professore Carlo Matteo Callegaro –. La formazione outdoor si basa sul modello teorico sviluppato da David Kolb, che rivoluziona l'apprendimento degli adulti, in quanto parte dall'esperienza concreta per arrivare solo successivamente alla sua teorizzazione. In contrasto con vecchi modelli in cui le persone acquisiscono passivamente nozioni, concetti e relazioni. L'obiettivo è sviluppare competenze di vita utili ad affrontare la quotidianità quali gestione dello stress, problem solving, comunicazione efficace, pensiero critico e creativo e altre. Così da permettere ai partecipanti di disporre di maggiori strumenti per affrontare più efficacemente le sfide della vita».

 

«Salire una parete richiede concentrazione, pianificazione e capacità di affrontare l’incertezza, qualità che aiutano a rafforzare la fiducia in sé – conclude Jenny De Luca –. Ogni piccolo traguardo raggiunto diventa un passo verso una maggiore consapevolezza e sicurezza. Ho avuto l'opportunità di provare l'arrampicata sportiva personalmente e questa esperienza è stata un importante spunto per intraprendere la mia ricerca. Uno sport così completo può offrire ai ragazzi strumenti preziosi per gestire lo stress e rafforzare la resilienza. L’esperienza diretta dei ragazzi coinvolti nel progetto e il loro percorso di crescita rappresentano un elemento centrale per la ricerca, soprattutto per comprendere come i benefici acquisiti in parete possano tradursi nella capacità di affrontare con maggiore sicurezza le sfide quotidiane».

 

«L’Asd King Rock Climbing – aggiunge Francesca Fattore, responsabile dei progetti del King Rock – è una associazione sportiva dedicata alla promozione dell’arrampicata come esperienza formativa, educativa, inclusiva. È attiva da anni sul territorio, offrendo corsi per bambini, ragazzi e adulti, progetti dedicati a studenti e iniziative aperte alla comunità. Al centro della nostra attività c’è l’idea che l’arrampicata sia un’occasione per conoscersi, per superare limiti e coltivare relazioni. Desideriamo che l’arrampicata sportiva nella nostra palestra possa diventare un punto di riferimento per percorsi capaci di valorizzare le risorse individuali e favorire benessere, autonomia e integrazione».

 

«King Rock è nata da subito con la doppia anima commerciale e sociale – spiega Nicola Tondini – direttore e responsabile King Rock. È stata pensata per tutti: appassionati di arrampicata, atleti di alto livello, e per l’approccio a questa disciplina per tutte le età e condizioni. Unisce al suo interno diverse competenze quali guide alpine, istruttori, tracciatori e la realtà dell’Asd che spazia dall’avviamento a questo sport all’agonismo e all’inclusione sociale».

 

«Interporto Verona Quadrante Europa – conclude Fabio Montoli, del Consorzio Zai – è una delle realtà economiche più importanti del territorio veronese, siamo il primo interporto d’Italia e il secondo in Europa. Obiettivo e missione di Interporto Verona è anche quello di sostenere le attività e le associazioni del territorio che investono nel sociale e nell’inclusione, favorendo la crescita degli individui. È per noi motivo di orgoglio sostenere questo progetto tra Asd King Rock e l’Ospedale Santa Giuliana, progetto che ha permesso a ragazzi con fragilità e con problematiche legate alla

condizione sociale e psicologica di integrarsi e acquisire sicurezza, autonomia e autostima».

redatta il 06/05/2025

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